«Ma ci credi proprio per davvero?».
«E non hai mai dubitato, nemmeno una volta, per un attimo solo?».
«Nel senso che ti è venuto, non richiesto, un pensierino del tipo: "E se
poi non c'è nulla? E se tutto si conclude con la morte, e chi si è visto, si è
«Oddio, certo che mi è capitato, come a tutti credo. Però uno poi ci
ragiona su, e si riconvince di nuovo».
«Oppure dubita ancora di più. Posso farti una domanda alquanto
«Venti, lo sai benissimo».
«E quanti anni ancora credi di poter vivere?».
«Ma che razza di domanda è questa? Cosa vuoi che ne sappia! Ne potrei
vivere ottanta come nessuno. Non vedo, però, che c'entri tutto questo con
«C'entra, c'entra. Dimmi piuttosto: quanto tempo è necessario perché
«Beh, ovviamente ottant'anni».
«Ne sei proprio sicuro?».
«O bella: ottant'anni non possono che durare ottant'anni. Mi sembra
«E invece non è ovvio proprio per niente: ottant'anni a volte possono
durare pochissimo, altre volte non finire mai. Come vedi il concetto di
tempo è altrettanto imprecisabile del concetto di Dio. La pretesa di capire
il tempo è di un'ambizione sovrumana: un po' come la pretesa di capire
«Ma che vuol dire capire il tempo?».
«Vuol dire capire il Prima, l'Adesso e il Dopo».
«Fammi un esempio del Prima».
«Dov'eri prima di nascere?».
«E dove andrai dopo morto?».
«E com'è che sei così sicuro sul Dopo e non mi sai dire niente sul
«Quello poi è il più difficile di tutti!».
Questi erano i dialoghi, parola più parola meno, che facevamo da
ragazzi, dopo aver mangiato una pizza in trattoria e bevuto una birra, e
questi sono i dialoghi che facciamo adesso, tra amici, in un ristorante di
lusso, mangiando spaghetti all'astice e bevendo vini pregiati. Sono
cambiate solo due cose: il costo della cena, che è aumentato, e il numero...
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