mercoledì 5 novembre 2025

Storie di Eredità e altre amenità, di Daniela Di Benedetto




La Sicilia, in questo libro, non è un paesaggio da cartolina. È fatta di voci, di visite improvvise, di parenti che si affacciano alla porta con la scusa di portare qualcosa, ma entrano già pensando a quanto vale la casa. È fatta di storie vere, vissute da parenti e amici dell’autrice, che diventano racconti tanto assurdi da sembrare inventati. Eppure non lo sono. Ogni pagina di Eredità ed altre amenità è attraversata da una sincerità spietata, una comicità che non ha bisogno di cercare la battuta, perché nasce dalla realtà. C'è una pratica diffusa, e raccontata senza filtri, che fa da colonna portante a molti episodi. 



Quella di accudire anziani nella speranza di ricevere un'eredità. Un gesto che sulla carta sembra altruismo, ma che spesso si scopre impregnato di secondi fini. Le persone diventano personaggi. I vecchietti confusi e un po' scordarelli diventano, senza volerlo, protagonisti di trame familiari degne di una commedia. A volte teneri, a volte surreali, a volte più furbi dei loro presunti benefattori. Intorno a loro si muove un'umanità che fa sorridere e rabbrividire allo stesso tempo. Figli, nipoti, conoscenti, tutti pronti a contendersi non l'affetto, ma il testamento. E non finisce qui. Ogni racconto è una finestra aperta su dinamiche che tutti, in qualche modo, conosciamo. Il paesano primitivo con le sorelle snob è una figura familiare, anche se i nomi cambiano. C'è sempre, in ogni famiglia, un equilibrio fragile tra chi si crede più raffinato e chi resta radicato a una semplicità che viene giudicata ma mai davvero capita. Il cugino in America, figura mitica delle famiglie del sud, diventa un simbolo della distanza vissuta negli anni in cui telefonare era un lusso. Bastava una chiamata breve, fatta con mille raccomandazioni, per aggiornare un intero dramma familiare. E poi ci sono le guerre domestiche, piccole ma velenose. Come quella della vicina che si mette in urto col portiere, una tensione silenziosa che si consuma ogni giorno nell'androne, negli sguardi, nei saluti non ricambiati. 


Tutto raccontato con una naturalezza che non cerca effetti, ma colpisce. Perché è vero. Perché è successo. Perché ci è successo, anche se con altri nomi, in altri quartieri, con altri cognomi. La scrittura è secca, concreta, ma sa accendersi all’improvviso con ironie taglienti, con osservazioni che sembrano sussurrate da una voce amica. Non c'è giudizio, ma uno sguardo lucido. Si ride spesso, ma si sente che dietro la risata c’è qualcosa di più. Un fondo di malinconia. La consapevolezza che certe scene, per quanto comiche, nascondono solitudini, rivalità, dolori mai detti. 


Il merito più grande di questo libro è la sua onestà. Non finge, non abbellisce, non semplifica. Mostra la Sicilia per quella che è quando non si mette in posa. Una terra piena di sfumature, di affetti interessati, di memorie cucite nei silenzi, di drammi raccontati con leggerezza per non doverli affrontare davvero. 

Una terra dove tutto è personale, dove ogni gesto può essere letto in mille modi, dove ridere è spesso l’unica forma di sopravvivenza. Eredità ed altre amenità non è un libro da leggere distrattamente. È un libro da ascoltare come si ascolta una confidenza. Fa ridere, ma con un sorriso che a volte si increspa. Fa riflettere, ma senza morale. E soprattutto ci ricorda che, in fondo, ognuno di noi ha almeno un parente che potrebbe riempire un racconto. O forse quindici.




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